Secondo il capo della Chiesa ortodossa russa, perfettamente in linea con la retorica bellica di Putin, i «nemici esterni» avrebbero cercato di imporre una «parata gay», contro cui sarebbe giusto fare la guerra
Kirill, il capo della Chiesa ortodossa russa
, non ha speso una sola parola contro gli aggressori. Anzi, obbedendo alla censura russa, parla come se in Ucraina non ci fosse la guerra: nella sua prima dichiarazione pubblica dopo l'attacco russo, ha parlato di «profonda», proprio come se gli ucraini fossero vittime di una calamità naturale.accuse di una cospirazione contro la Chiesa del Patriarcato di Mosca in Ucraina
, dopo la concessione dell’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina da parte del Patriarcato ecumenico di Istanbul.
Kirill, perfettamente in linea con la retorica bellica di Putin, ha ribadito che il conflitto, in realtà, si combatte tra il mitico popolo Rus unito e i «nemici esterni». Questi ultimi avrebbero cercato di imporre ai residenti del Donbass una «parata gay».