La guerra in Ucraina e gli effetti del riscaldamento globale hanno fatto tornare l’Alaska, il territorio statunitense più vicino alla Russia, al centro dell’attenzione. L’articolo di Le Monde:
Negli anni sessanta, da bambino, John Handeland giocava sulla spiaggia di Nome, un paesino poco più a sud dello stretto di Bering, in Alaska, dove all’inizio del novecento si erano stabiliti i suoi antenati norvegesi in cerca di oro. Handeland, che oggi è il sindaco del paese, ricorda il filo spinato messo durante la seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti temevano un’invasione del Giappone attraverso l’Alaska.
Da allora l’Alaska attraversa cicli di crescita e di crisi, a seconda di come cambia la sua rilevanza sul piano militare ed energetico, come spiega Troy Bouffard, direttore del centro per la sicurezza e la resilienza dell’Artico a Fairbanks. Nel 1897 e nel 1904 i cercatori d’oro arrivarono a Nome, a Fairbanks e nella regione dello Yukon . Poi l’Alaska fu dimenticata e i politici locali chiesero inutilmente a Washington di costruire una strada che collegasse la regione al resto degli Stati Uniti.
Gli ultimi eventi sembrano dare ragione a Handeland. L’Alaska sta tornando ad avere un ruolo chiave sia per motivi militari sia per le sue fonti strategiche. Il suo petrolio è importante nel tentativo occidentale di isolare la Russia. Il monopolio dei cinesi nello sfruttamento delle terre rare rafforza l’interesse delle risorse minerarie dello stato.
Ma per ora i soldi non ci sono. Qualche anno fa la Cina era molto interessata al gnl, ma le relazioni tra Washington e Pechino potrebbero peggiorare in caso di un’invasione cinese di Taiwan. Di conseguenza i politici dell’Alaska confidano nel Giappone per cercare di rilanciare il loro faraonico progetto.
Finora il porto più attrezzato era mille chilometri più a sud, sull’isola di Kodiak, nell’arcipelago delle Aleutine. Le navi che faranno sosta a Nome potranno disporre di un nuovo ospedale, costruito su piloni per resistere allo scioglimento del permafrost. Tuttavia, gli statunitensi sono indietro rispetto ai russi: “I nostri guardiacoste hanno solo due rompighiaccio e la marina militare nessuna, mentre i russi ne hanno 55, di cui cinque a propulsione nucleare”, dice Bouffard.
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