Le relazioni ambigue tra Putin e i partiti bipopulisti italiani La galleria degli orrori e connivenze dei nostri politici con il Cremlino è lunga | di Maurizio Stefanini
Quando ci fu il caso Savoini, molti analisti si dissero certi che ci fossero dietro i Servizi russi, per il fatto che l’Hotel Metropol è notoriamente sotto stretto controllo del Fsb. Il dubbio era semmai un altro.
Una battuta di un personaggio che conta sempre di meno, e che per di più da un po’ di tempo quando esterna sembra farlo in condizioni di ebrezza etilica? Oppure, un altro avvertimento? Di Maio, che ormai dai Cinquestelle è uscito proprio per la rottura di Conte sulla questione ucraina, è stato netto sulla «ingerenza preoccupante del governo russo nelle elezioni italiane».
Quanto a Forza Italia, è stata l’invasione dell’Ucraina a far saltare una lectio magistralis di Putin che era stata organizzata dall’Universitas Libertatis di Berlusconi. «Putin non l’ho sentito di recente. Eravamo molto amici, ho fatto due telefonate all’inizio di questa operazione e non ho avuto risposte» ha spiegato lo stesso Berlusconi. «Dopo questo mi sono astenuto da ulteriori tentativi». Ha però aspettato aprile per condannare espressamente la guerra.
La cosa singolare è che, in modo assolutamente speculare al Pd oggi ultra-atlantista pur essendo erede del filo-sovietico Pci, in realtà forze politiche più di recente filo-Putin in passato avevano un atteggiamento opposto. I due ex Nicola Biondo e Marco Canestrari nel loro libro “ Eppure, come spiegano sempre Biondo e Canestrari, «nel giro di un anno dalle parole di Fico, Putin passerà da essere l’uomo nero della politica mondiale allo statista di riferimento per il Movimento 5 stelle». Secondo loro, per un colpo di fulmine tra Alessandro Di Battista e Sergei Zheleznyak: un imprenditore proveniente dal mondo della comunicazione e della pubblicità già deputato putiniano del 2007, che nel 2012 diventa vice-presidente della Duma.