È l'esordio alla regia di Maggie Gyllenhaal, nell'adattamento del romanzo di Elena Ferrante, ora al cinema
. Ho letto tutto ciò che ha scritto Elena Ferrante e quando ho vistoho capito cosa stavo aspettando da diverso tempo: una regista donna che sapesse comunicare i messaggi non detti, gli sguardi e le piccole rughe d’espressione di un personaggio, come dicono gli americani, che ha una personalità talmente complessa da non appartenere a nessuna categoria specifica.
in un incontro al Paris Theater, un cinema storico di New York. «Mi sono stancata di lavorare come attrice, ci sono poche persone davvero interessate ad ascoltare attrici con idee. Oggi voglio sentirmi libera di esprimermi» continua la regista, diventata famosa partecipando a pellicole comLa libertà di essere se stesse, senza venir giudicate in quanto donne con un preciso obiettivo e percorso nella vita è fondamentale per comprendere il film e apprezzarne le sfumature.
Leda e Nina sono speculari, due donne con figli e un’immensa incomprensione attorno, una profonda solitudine dettata dal senso di colpa materno L’ambiguità nei personaggi di Ferrante è anche qui, tradotta in conversazioni che giocano a nascondino.