L’Unione Europea si sta incartando sugli aiuti di stato
un nuovo piano per sostenere con fondi pubblici le aziende europee che si impegnano a rendere più sostenibili dal punto di vista ambientale i propri processi di produzione. Il piano si chiama Green Deal Industrial Plan ed è considerata la risposta europea all’, approvato dagli Stati Uniti nell’estate del 2022, cioè il più grande investimento pubblico della storia americana per combattere il riscaldamento globale.
La discussione su una eventuale riforma delle norme europee sugli aiuti di stato è così delicata e spinosa che finora non era mai stata affrontata direttamente dalla commissione guidata da Ursula von der Leyen, a cui rimane poco più di un anno di mandato. Il piano ha l’obiettivo di sostenere le aziende più virtuose.
Fin dagli anni Ottanta l’architettura economica della Comunità economica europea, che nel 1992 sarebbe diventata l’Unione Europea, venne impostata sulla base delle teorie dominanti di quel periodo, piuttosto esplicitamente liberiste. Il territorio dell’Unione diventò uno spazio senza barriere né tariffe doganali al proprio interno per persone, beni e servizi con dei dazi uguali per tutti sulle merci provenienti da paesi esterni .
Questo approcciò provocò una riduzione degli investimenti pubblici e lo smantellamento di alcune aziende statali, alcune delle quali avevano sviluppato delle forme di monopolio, e aprì alla concorrenza interi settori che fino a quel momento erano riservati a pochissime aziende, comedi recente lo storico dell’integrazione europea Laurent Warlouzet.
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