La lotta del Qatar per liberarsi dalla maledizione delle risorse Il Paese mediorientale da tempo sta sperimentando una ricetta interessante, che accosta a una diplomazia sicura una seria politica di investimenti in tecnologia e innovazione
Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul numero 52 di We – World Energy, il magazine di Eni
Questo rapporto tra governo e popolazione, tuttavia, nelle economie basate sulle risorse viene meno: il governo estrae le proprie entrate dal suolo, non dalle tasche dei cittadini. Ciò significa che i governanti possono prosperare anche quando il popolo langue, e troppo spesso è proprio quello che succede.
Il sistema tradizionale si è rivelato insostenibile. Nel 2020 è stata introdotta un’importante riforma che consente ora ai lavoratori stranieri di passare al servizio di un altro datore di lavoro senza dover tornare in patria tra un impiego e il successivo: è un grande passo in avanti, ma ancora non basta. Di fatto, il sistema riformato non obbliga ma comunque invita i lavoratori stranieri a cambiar lavoro solo con il benestare del datore di lavoro che si apprestano a lasciare.
Innovazioni come questa sono possibili solo dove gli investitori si sentono al sicuro. Grazie ai solidi impegni sulla sicurezza presi dagli Stati Uniti, che comprendono una grande base di marine, e ai suoi militari generosamente finanziati, il Qatar si sente sicuro, almeno quanto una nazione possa sentirsi sicura in questa volubile parte del mondo.