Le riforme dopo il tradimento
Il 2022 è stato l’anno del tradimento. Provate a chiedere a parenti e amici qual è la foto dell’anno dell’Ue. Tanti risponderanno: l’immagine dei contanti sequestrati dalla polizia belga. Mentre gli europei erano alle prese con il caro prezzi, da Bruxelles arrivava la notizia del giro di soldi partito da Qatar e Marocco per influenzare le posizioni dell’Europarlamento. Le istituzioni europee sono sottoposte a un’enorme pressione.
Il loro ruolo diventa problematico quando è squilibrato, e spesso a Bruxelles lo è: da troppi dossier si evince che molto spesso la Commissione riceve i portatori di grandi interessi privati, ma non incontra né ascolta la società civile. Che dire del Consiglio? Il consesso dei governi rappresenta gli interessi nazionali; tra le istituzioni Ue è il più dirimente e il meno trasparente.
E chi può aiutare a risolverlo se non l’Europarlamento, l’unico organo che eleggiamo direttamente dal 1979? Quest’aula è stata presieduta da Simone Veil, ha avuto Altiero Spinelli, ha lottato per la democrazia e i diritti. E ci sono esempi recenti: gli eurodeputati che si sono battuti per vincolare l’erogazione dei fondi europei al rispetto dello Stato di diritto.
È grazie a loro che finalmente Ursula von der Leyen è intervenuta per arginare le derive di Viktor Orbán. Dopo la Conferenza sul futuro dell’Europa, è il Parlamento – non i governi – ad aver chiesto più democrazia e una convenzione per riformare i trattati. Se c’è un posto dove deboli e oppressi hanno avuto voce, in Ue, quel posto è l’Europarlamento. Se c’è un’istituzione democratica che può premere per un’Europa dei cittadini, è proprio questa.
A dicembre gli eurodeputati hanno approvato una risoluzione che dovrebbe dare il via, nel 2023, a una fase di riflessione e di riforma. Proveranno a rimediare al danno di credibilità dello scandalo Qatar. Se non ci riusciranno, e se alle Europee del 2024 i populisti potranno sbandierare la foto con i contanti per fiaccare la nostra fiducia, saremo noi europei a uscirne più deboli, non i grandi interessi privati già ben rappresentati.
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