Lo scrittore al suo terzo film porta sullo schermo un ritratto efficace di quella Francia invisibile che normalmente sfugge ai radar di giornali e tv. E tutto grazie a Juliette Binoche
ha trasformato l’inchiesta di Aubenas – frutto di sei mesi passati sotto copertura
Torino, 28° Salone Interazione del Libro. nella foto: Emmanuel Carrere Photo Federico Bernini/LaPresse, 16-05-2015Però lei non si fidava, non per paura che le sue parole potessero essere tradite, ma piuttosto per timore che le persone coinvolte potessero, anche inavvertitamente, esserlo. Ma Juliette, anche coproduttrice, era così ostinata che ogni anno invitava a cena Florence e insisteva. L’ha convinta e lei ha fatto il mio nome.
Ci sono molte cose diverse rispetto al libro. Florence dice di sé: sono una giornalista, non faccio letteratura. Però io sono convinto che lei, grande cronista, sia anche una formidabile scrittrice. Nel racconto documentario ci sono due scuole di pensiero. In una il narratore è un testimone neutro, come se non ci fosse. L’altra accetta che l’interazione diventi parte del processo. Osservare il fenomeno è cambiarlo. Il film è proprio su questo.