'Una discussione ridicola'. Persino all'interno dello stesso Pd inizia ad emergere opinioni decisamente poco lusinghiere per lo stentato percorso di rinnovamento intrapreso, mentre EnricoBorghi chiede di chiudere ogni rapporto col M5S
Persino il candidato dem alla guida della Regione Lombardia, Pierfrancesco Maiorino, definisce la diatriba last minute sulle regole delle primarie «assolutamente ridicola». Il favorito per la segreteria, Stefano Bonaccini, nasconde a stento la propria impazienza: «Non si può stare a discutere di regole dopo un congresso di sei mesi, così sembriamo marziani».
Epperò proprio sulle regole si è rischiato l'ultimo big bang del Pd, con furibondo dibattito trascinatosi per giorni e con faticosissima mediazione ottenuta dal segretario uscente Enrico Letta, dopo aver sudato sette camicie per evitare la lacerazione.
Una situazione ai limiti del surreale, che motiva l'allarme esistenziale lanciato da un dirigente di lunga esperienza come l'ex capogruppo Luigi Zanda: «Il declino del Pd mi spaventa: è un pericolo per la tenuta dell'intero sistema politico».
C'è ancora più di un mese da aspettare, prima che l'Incompiuta si dia un nuovo segretario, e quindi - si spera - una linea politica. Nel frattempo gli avvoltoi girano sempre più bassi sulla sua lenta marcia nella savana.
Ma nel limbo politico in cui si è autorelegato il Pd sono in pochissimi a dire cose di semplice buonsenso, come il fatto che non si può perseguire alleanza senza avere sintonia sui fondamentali. Mercoledì Pd e 5S si sono nettamente divisi sul decreto pro-Ucraina, e il dem Enrico Borghi ricorda: «Dopo quel voto non si può continuare a parlare di campo largo come se nulla fosse.
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