Il consigliere comunale di Forza Italia, Domenico GarceaIl caso Garcea è una di quelle vicende che, partite in sordina, rischiano di sconquassare la politica torinese.
Il consigliere comunale di Forza Italia, Domenico GarceaIl caso Garcea è una di quelle vicende che, partite in sordina, rischiano di sconquassare la politica torinese. Domenico Garcea è un consigliere comunale eletto tra le fila di Forza Italia. La sua carriera in questa legislatura sembra ben avviata. Viene nominato vicepresidente del Consiglio comunale. E anche membro della Commissione legalità del Comune di Torino.
Domenico Garcea compare nelle intercettazioni perché uno dei boss che devono indirizzare il voto su Rosso è Onofrio Garcea, suo cugino.Il consigliere non è indagato ma – si domanda Mattiello – è opportuno che il parente di un boss sieda in una commissione sensibile come quella dedicata alla legalità?
. La mossa è però goffa. Ci si mette poco a scoprire che l’Onofrio Garcea ritratto è solo un omonimo del boss citato nelle carte del processo. E a chi gli chiede almeno di dissociarsi dalle azioni del cugino, Garcea risponde con una generica presa di distanza da tutte le mafie. Il consigliere si è voluto prendere gioco dei colleghi? Non tutti la prendono bene, la criminalità organizzata è una questione seria. Non la si può trattare come una gag.
. Se Conticelli cita Impastato, il neo segretario provinciale dei Dem, Marcello Mazzù, detta un’altra linea: premettendo il garantismo del partito, la questione di opportunità politica sullo scranno di Garcea in commissione legalità è da porre.e che a Torino conta ancora molto cerca di scuotere la politica cittadina. Giancarlo Caselli, già durante l’inchiesta Minotauro aveva tracciato una linea: ci sono comportamenti che sono penalmente rilevanti.