Il fondatore di Investindustrial vive tra New York, Londra e Lugano gestendo 11 miliardi di euro, con una preferenza per industria, Europa e Italia in particolare
era divertente ed esplosiva. Ha vissuto una vita avventurosa. La mia infanzia e la mia adolescenza sono state segnate da lei. Dai suoi racconti, quando ero bambino e ragazzo, e dai racconti che ho ascoltato da adulto da chi l’ha incontrata e conosciuta. Mentre scalava la Saffa, una società che produceva fiammiferi, era in barca in Turchia e si faceva lanciare da un aereo i biglietti con le informazioni sugli acquisti delle azioni.
Il cameriere porta come antipasto per lui una insalata di avocado, palmito e scaglie di grana e, per me, una pizzaccia calda della Bice, che è una pizza di sfoglia con pomodori, mozzarella e cipolle. «La mia vita e la mia storia professionale – dice – sono state condizionate da due eventi: il trasferimento all’estero da ragazzo quando in Italia c’era il terrorismo e, poi, la scalata della Montedison di Mario Schimberni alla nostra società di famiglia, la Bi-Invest.
In questo strano giorno milanese di fine estate e di inizio d’autunno, beviamo tutti e due acqua minerale e lasciamo stare il vino rosso. Il problema del linguaggio vale anche al contrario: «Molte medie imprese internazionalizzate italiane hanno storie simili. Sono un bravo imprenditore. Cresco, cresco, cresco. Mi aggancio bene alle catene globali del valore. Compro uno o due concorrenti all’estero.